Storia

a cura di Igino Addari e Sirio Di Liberatore

Posto su un rilievo collinare alla sinistra del fiume Tavo, l’abitato si distribuisce sulla pendice meridionale fino alla sommità dove corre l’asse principale, via del Baio, che  collega il castello con la chiesa parrocchiale.

Centro storico

Notizie storiche

Il toponimoderiva dal latino laurum, lauro con il suffisso collettivo -etum, onde lauretum, «boschetto di lauri». L'aggettivo Aprutino, forma dotta da Aprutium, fu aggiunto con regio decreto nel 1863.

Centro storicoIl territorio di Loreto Aprutino e l'intera area vestina hanno restituito materiali litici inquadrabili nel Paleolitico superiore e ricollegabili alla più antica frequentazione umana dell'area.

Il sito fu abitato da epoca remota come testimoniano le ricerche condotte dal barone Giovanni Battista Leopardi, con lo scavo delle celebri necropoli italiche di Colle Fiorano e Farina-Cardito.

Le prime notizie storiche documentate risalgono all’872 quando il gastaldo Allone vende a Romano, Abbate di San Clemente a Casauria, due corti, una presso Tocco da Casauria e l’altra nel Pennese, in località Ocretanum unitamente alle chiese di S. Giusta e S. Florenzio ricevendo in cambio due cavalli e 300 soldi.

Dal Catalogus Baronum (1150-1168) risulta che il conte Gozzolino figlio del Rambot tiene il dominio diretto di Loretum.

Celestino IIINel 1192 il papa Celestino III, della famiglia degli Orsini, ammonisce Bernardo conte di Loreto e sua moglie Maria per aver annesso ai loro possedimenti la Chiesa di S. Maria de Plano di proprietà del Monastero di San Bartolomeo di Carpineto.

Nel 1252 Corrado IV di Svevia, re di Germania e di Sicilia, concede a Federico di Antiochia la contea di Loreto. Questi ne prende possesso dopo aver assediato il Castello che resisteva alla disposizione reale.

Corrado IV di SveviaNel 1268 Corrado di Antiochia, conte di Loreto viene imprigionato e la contea di Loreto viene incamerata da Carlo I d'Angiò che, nel 1271 la concede a Raul di Soissons.

Nel 1330 Roberto I d'Angiò concede in feudo la contea di Loreto a Bernardo I d'Aquino.

Giovanna IINel 1429 Giovanna II d'Angiò, regina di Napoli, concede all'università di Loreto il privilegio di allestire la fiera annuale della durata di 15 giorni da tenersi nel periodo precedente e successivo alla ricorrenza dell'Assunzione della Vergine.

Nel 1460 il condottiero Iacopo Piccinino, al servizio del duca Giovanni d'Angiò, conquista Loreto.
Nel 1634 viene redatto il Catasto dell'università di Loreto suddiviso in quattro parti corrispondenti ai rioni di S. Pietro, di S. Biagio, di S. Francesco e di S. Antonio Abate, visionato dal sindaco Domenico de' Nobili e dal capitano del Reggimento comunale Domenico Acconciamessa.

Nel 1657 una violenta epidemia di peste colpì con particolare violenza il Regno di Napoli. La popolazione della capitale fu dimezzata con 240.000 morti su 450.000 abitanti e, a Loreto, provocò la morte di 430 persone.

Nel 1703 Tommaso d'Afflitto, principe di Scanno, conte di Trivento e di Loreto nomina suo vicario a Loreto Paolo Guanciali. Nell'ottobre successivo sono varati con il consenso del Consiglio generale i sessantanove Capitoli dei cosiddetti «danni procurati della terra Laureti» che costituiscono la revisione di una copia anteriore e che definiscono le infrazioni alle consuetudini di vendita al dettaglio del vino, delle carni, dell'olio, di uso del diritto di pascolo e di salvaguardia dell'ordine e dell'igiene pubblici.

San ZopitoNel 1709 venne istituita la festa di San Zopito con la processione in costume dei rappresentanti di associazioni religiose e delle corporazioni delle Arti coprendo, in tre ore, il tragitto che porta dall'abbazia nullius di S. Pietro alla chiesa della Madonna delle Grazie di Fiorano.

A San Zopito venne dedicato un "simulacro argenteo",  conservato nella chiesa madre di San Pietro a Loreto Aprutino, attribuibile al famoso scultore Giuseppe Sanmartino di Napoli o a un suo stretto collaboratore.

Il busto, realizzato tra il 1753 e il 1759, fu probabilmente colato in argento dall'orafo Filippo del Giudice che, nello stesso periodo, curò l'argentatura della Santa Maddalena facente parte del Tesoro di San Gennaro di Napoli. Altra ipotesi, viste le similitudini della resa tecnica, potrebbe attribuire l'argentatura a Biagio Giordano, collaboratore della bottega della famiglia Del Giudice, che la realizzò per il busto di San Massimo conservato a Penne.

Nel 1806 il castello di Loreto viene munito di una doppia cinta muraria ad opera di Giovanni Sermetre, capitano del X reggimento francese, dopo che le preesistenti mura erano state compromesse.

Architettura

Al nucleo più antico appartengono parte delle possenti costruzioni in pietra non lavorate del Castello comitale (Chiola),  nonché parte delle muraglieCastello Chiola che sostengono i giardini di Palazzo Antico, la Porta di Mardocheo ad arco ogivale, la Porta dell’Ospedale, una porzione di mura con basamento a scarpa presso Porta Palamolla, nelle cui mura sono situate due palle di pietra che secondo la tradizione furono sparate dai cannoni di Iacopo Piccinino nel 1460.
Tutte queste strutture sono databili fra XV e XVI secolo.
Le altre due porte, la Porta Castello a nord e la Porta Palamolla a sud sono ottocentesche. Il Castello fu ricostruito con stilemi neoclassici dall’architetto Francesco Valentini nella seconda metà del XIX secolo.

Fuori Porta Palamolla, un tempo Porta della Fontana, sono situati i ruderi di una fonte tardo cinquecentesca, poi sostituita dalla Fonte Grande, apparato monumentale del 1838.

Nel centro dell'abitato è situata la chiesa abbaziale di S. Pietro del XV secolo con successivi ampliamenti e rifacimenti cinquecenteschi e settecenteschi.

Chiesa di San FrancescoLa chiesa di S. Francesco è di impianto trecentesco. L'interno, a navata unica, si presenta nell'assetto del rifacimento del 1729 con stucchi di Girolamo Rizza, un bel coro ligneo e un maestoso apparato di altare maggiore con retrostante organo attribuito ad Adriano Fedri. Di sicuro valore artistico il crocifisso ligneo databile tra il XV e il XVI secolo.

Di impianto tardo trecentesco è la chiesa di S. Maria de Recepto che, con l'annesso edificio nel quale si conservano due arcate di un piccolo chiostro, costituisce uno degli scorci più suggestivi all'uscita dalla Porta dell'Ospedale.

La chiesa di S. Biagio con la semplice facciata a coronamento rettilineo denota una struttura risalente almeno all'inizio del XV secolo e successivamente restaurata nel 1621.

La chiesa di S. Maria del Carmine dei Cappuccini, di impianto tardo cinquecentesco con tetto a capanna, antistante portico a tre archi, navata unica con tre cappelle sul lato destro, conserva all'interno una tela con Crocifissione e cinque santi, del 1586 ad opera di G. B. Lama.

Della seicentesca chiesa di S. Giuseppe, bombardata nell'ultima guerra mondiale, resta un lato interno con paraste e nicchione in largo Unità d'Italia.

Neoclassica è la chiesa di S. Antonio.

Santa Maria in PianoFuori dal nucleo urbano sono situate la chiesa di S. Maria in Piano e la chiesa della Madonna delle Grazie.

Stemma UmbrianiLa chiesa di S. Maria in Piano, esistente fin dal XII secolo, si presenta nella forma della ricostruzione due-trecentesca e degli ampliamenti e delle modifiche apportati dall'abate Umbriani a metà del XVI secolo. 

L'interno è decorato da notevoli affreschi quattrocenteschi con la raffigurazione del Giudizio Universale del 1429.

La chiesa della Madonna delle Grazie, in contrada Fiorano, con portico antistante, è a navata unica, anch'essa scandita da arconi a sesto leggermente ribassato, del tipo assai usato in questa zona per tutto il XV secolo.

Al di fuori del perimetro delle mura sono collocate due torri di difesa e di vedetta medievali: la Torre di Poggioragone e la Torre Casamarte.

 

Bibliografia:

L. Franchi Dell'Orto, Dalla valle del Fino alla valle del medio e alto Pescara, Documenti dell'Abruzzo teramano, Carsa, Pescara 2003

L. Franchi Dell'Orto-C. Vultaggio, Dizionario topografico e storico, in Dalla valle del Fino alla valle del medio e alto Pescara, Documenti dell'Abruzzo teramano, Carsa, Pescara 2003